La famiglia dei Cardi vanta centinaia di specie, da quelle coltivate per uso culinario a quelle selvatiche, offrendo grazie alle sue qualità indiscusse (alcune scoperte solo di recente), un aiuto molto valido per uno degli organi emuntori più importanti del nostro organismo quale è il fegato. Aiuto molto valido nei momenti più critici dell’anno quali sono l’autunno e la primavera, stagioni di transizione così delicate per il nostro organismo.

Occupiamoci quindi di uno dei Cardi più particolari di questa grande famiglia, il cui nome presagisce già di per sé una storia divina, il Cardo Mariano.

Questo nome gli è stato attribuito infatti, grazie alle macchie lattiginose presenti sulle sue foglie, che ricorderebbero per qualcuno il latte versato dalla Vergine Maria sulle sue foglie durante la fuga in Egitto dalla persecuzione di Erode. Il nome scientifico di questo cardo, Silybum Marianum, ci racconta invece che uno dei suoi componenti più importanti è la Silimarina, fitocomplesso composto da silibina, silicristina e silidianina (flavolignani), di incredibile valore terapeutico per il fegato e che si trova nei frutti (semi) della pianta.

La silimarina agisce come antiossidante, epatoprotettore ed ha un’azione rigeneratrice a livello delle cellule epatiche.

Risulta quindi molto utile nelle cure di alcune patologie del fegato, come ad esempio nel trattamento dell’epatite virale o da intossicazione alcoolica e soprattutto nei casi di intossicazione da funghi velenosi del genere Amanita.

Cardo Mariano in fiore

L’azione della silimarina si esplica particolarmente nell’accelerazione del processo di rigenerazione delle cellule epatiche, aumentandone l’attività metabolica e fornendo inoltre un contributo nella difesa contro diverse sostanze epato-tossiche.

A questo proposito, la Commisione E del BfArM ha approvato nel 1989 l’uso dell’estratto standardizzato in silimarina (al 70%) per trattare le intossicazioni epatiche e come adiuvante nelle epatiti e cirrosi epatiche; nel 2002 l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha riconosciuto gli stessi impieghi d’uso[1]. Sicuramente le proprietà della Silimarina sono eccezionali, ma come per tutti i principi attivi la sua azione è rafforzata ed equilibrata anche grazie a tutte le altre sostanze compresenti nel frutto e che ne ampliano lo spettro d’azione. Ricordiamo inoltre le qualità amaro-toniche-coleretiche del cardo mariano, proprietà utili a migliorare i processi digestivi, grazie alle sostanze amare presenti soprattutto nelle foglie, che determinano anche una stimolazione della produzione di bile da parte del fegato.

Sembra da alcuni studi ancora in corso e da confermare da parte degli organismi competenti che il cardo mariano, grazie alle proprietà anti-epatotossiche[2], permette di proteggere il tessuto epatico dai danni causati dalla chemioterapia ed a migliorare l’efficacia dei trattamenti antitumorali[3].

Ricordiamo comunque che l’uso del cardo mariano in tutte le sue applicazioni e preparazioni, dovranno essere concordate preventivamente con un medico specialista. Nella tradizione popolare la pianta godette una discreta fama nelle campagne soprattutto come alimento da consumarsi come insalata, usando naturalmente le foglie giovani o i germogli, nel periodo invernale, in quanto risultano in tale periodo più dolci, trascurando così il suo aspetto curativo a vantaggio del suo congenere, il Cardo Santo o Benedetto. Questo nome gli fu attribuito non più per storie leggendarie ma semplicemente per le sue proprietà curative che gli valsero l’attributo di Santo e Benedetto.

[1] E.Campanini Dizionario di Fitoterapia e Piante Medicinali Ed. Tecniche Nuove III edizione 2013.

[2] Sage Journal 1 giugno 2007 Verso la definizione del meccanismo d’azione della silimarina: attività correlate alla protezione cellulare dai danni tossici indotti dalla chemioterapia di Maria Cristina Comelli Ulrich Mengs Carl Schneider 

[3] Saba P.,1979, Epatologia,25, 277-281.

Manuel

 

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