Comincia da questo articolo una collaborazione con la storica rivista di ambiente e cultura “L’Italia, l’uomo e l’ambiente”   che ringraziamo di ospitarci tra le sue pagine virtuali. Ecco il primo di una serie di articoli dedicati al mondo dei profumi e delle fragranze odorose.

Oggi utilizzare il profumo è divenuto un rituale quotidiano. Ogni mattina prima di uscire di casa molti di noi si spruzzano la fragranza preferita. La profumeria moderna è nata tutto sommato da poco tempo, all’incirca dal 1828 quando Friedrich Wöhler dà l’avvio alla chimica organica ovvero alla possibilità di produrre sostanze sintetiche con varie profumazioni, le aldeidi. Circa un secolo dopo Ernest Beaux crea il famosissimo profumo Chanel N. 5, che dà il via all’industria dei profumi. Nella seconda parte dell’Ottocento e in tutto il 900 sono innumerevoli i personaggi che si dedicano alla ideazione e produzione delle fragranze profumate, che sempre più entrano nella vita quotidiana anche perché il costo dei profumi scende sempre di più grazie all’utilizzo di sostanze di sintesi chimica.

Ma la storia del profumo è davvero molto antica e al contempo sorprendente. Essa ci fa capire quanto è influente l’utilizzo del profumo sulla psiche umana, questione quasi del tutto trascurata ai tempi nostri ma, non per questo, meno rilevante. Certe cose non scompaiono se si ignorano.

Se indaghiamo per rintracciare l’origine dei profumi, finiamo inevitabilmente nell’Egitto più Antico. Per quello che sappiamo infatti, il primo profumo di cui si parla nella storia dell’umanità è il famoso Kyphi, del quale parlano i grandi scienziati dell’epoca. Il primo a farlo fu Dioscoride di Pedanio, medico attivo nel primo secolo d.C., autore del trattato di farmacologia “De materia medica”. Non sappiamo molto di questo medico se non le scarse notizie biografiche che egli stesso fornisce nel proemio dell’opera. Dioscoride nacque in Cilicia, studiò a Tarso ma soprattutto nella famosa Alessandria d’Egitto, sede della più grande e mitica biblioteca di tutti i tempi (distrutta definitivamente, dopo secoli di fortune altalenanti, per ordine del Califfo ‘Omar nel 642) e che fu uno dei principali poli culturali ellenistici. Tornando a Dioscoride e al Kyphi, così leggiamo ancora oggi nel suo “Materia Medica”: “Il Kyphi è un preparato aromatico gradito agli dèi. I sacerdoti egiziani lo impiegano abbondantemente. Il Kyphi è mescolato ad antidoti e dato sotto forma di bevande agli asmatici. Esistono vari racconti relativi alla preparazione del Kyphi”.

Le parole di Dioscoride ci permettono di capire che, per gli antichi sacerdoti egiziani, questa sostanza non era assolutamente un profumo come lo intendiamo noi oggi, ma il suo valore era per loro molto più profondo.  E’ Plutarco che ci spiega cosa fosse realmente questa sostanza per gli antichi sacerdoti nel suo testo “Iside e Osiride”, e come e perché venisse prodotta. Nel capitolo 80 del trattato ci spiega che gli ingredienti (tutt’oggi in realtà sconosciuti) che lo componevano non venivano affatto mescolati a caso, ma secondo una formula indicata nei libri sacri dell’antica religione egiziana. Durante la cerimonia segreta, che durava nel complesso diversi mesi, dedicata alla preparazione di questa misteriosa sostanza, veniva eseguita la lettura di questi testi come una preghiera mentre i sacerdoti incaricati di preparare il Kyphi svolgevano le varie operazioni. Infatti, buona parte dell’alone di mistero che tuttora lo avvolge è dovuto al fatto che non conosciamo la formula per la sua preparazione proprio perchè esso era prodotta segretamente dai sacerdoti egiziani, all’interno dei loro templi, utilizzando le indicazioni dei preziosi e mai divulgati testi dell’antica religione, mantenuti nel più totale riserbo tanto che, nonostante gli sforzi degli egittologi, a noi sono giunte notizie davvero molto scarse. Mentre siamo abituati ad immaginare i sacerdoti all’interno dei famosi templi che tuttora sono sopravvissuti nel territorio dell’antico Egitto, gli egittologi hanno desunto, da una serie di flebili indizi raccolti negli antichi papiri, l’esistenza segretissima di appositi edifici, chiamati “Case della vita”, all’interno dei quali venivano preparati gli individui che sarebbero divenuti sacerdoti. Al loro interno venivano preparati gli scribi, che avrebbero avuto il fondamentale compito di essere in grado di leggere e comprendere gli antichissimi geroglifici e trascriverli senza errori, qualora fosse stato necessario, in nuove pergamene. Inoltre, vi venivano eseguiti i più importanti riti sacri dagli antichi sacerdoti che qui soltanto trascrivevano e pronunciavano le formule magiche destinate a mantenere vive e vitali le forze cosmiche che proteggevano l’Egitto, le quali dovevano mantenere vivo il nome del faraone assicurandogli la vittoria contro nemici. Vista la loro importanza, sembra davvero incredibile che l’esistenza stessa delle “Case della vita” sia rimasta segreta per circa 5 millenni. Non ci deve quindi sorprendere il fatto di non conoscere la composizione del Kyphi e ci conviene anche mettere in dubbio il suo ruolo di semplice profumo. Infatti sia Plutarco, Dioscoride e Galeno sono d’accordo nel riferire che fosse molto di più. Si trattava infatti di un preparato aromatico che veniva prodotto in forma solida per essere bruciato durante i riti sacri con lo scopo di produrre il suo speciale profumo, in forma liquida come bevanda per depurarsi e per effettuare lavaggi e aspersioni cutanee. Ma è proprio quel poco che sappiamo della composizione del Kyphi che può aiutarci a capire per quali specialissimi scopi venisse utilizzata, proprio in virtù delle sue proprietà sulla psiche. È Plutarco a spiegarci che i 16 ingredienti di cui (secondo lui) era composta, con le loro virtù aromatiche, diffondevano

“Soavi emanazioni e benefiche esalazioni: così l’aria si cambia; e il corpo, ventilato placidamente e blandamente dal suo alito rinnovato, acquista una temperanza che invita al sonno; e allora il Kyphi allenta e scioglie, senza dare ebrezza, le afflizioni e la febbrile tensione delle preoccupazioni quotidiane, come se fossero nodi. Anche il potere fantastico, che è suscettibile di sogni, il Kyphi lo fa brillare come uno specchio e lo rende più puro, non meno che le toccate della lira di cui si servivano i pitagorici, prima di dormire, per incantamento e cura della parte passionale e irrazionale dell’anima”.

La descrizione dell’autore latino ci permette di comprendere che esso veniva molto utilizzato dai sacerdoti all’interno delle cerimonie sacre per produrre un ben preciso stato mentale. Era molto probabilmente il Giusquiamo in esso contenuto, insieme ad altri segreti ingredienti, a determinare uno stato di calma mentale tale da favorire le intuizioni ed il contatto con la divinità. Interessante notare che Plutarco paragona la sua azione a quella dei suoni della lira utilizzati dai pitagorici con lo stesso identico scopo.

Sebbene ai giorni nostri il Kyphi non venga più preparato ed utilizzato, le sostanze odorose naturali continuano ad avere il loro effetto sulla nostra psiche. In particolare, gli oli essenziali, ottenuti dalla distillazione di alcune parti delle piante odorose, hanno un’azione ben precisa sul nostro sistema nervoso e quindi sulla psiche. Questa azione è veicolata indubbiamente dal nostro sistema olfattivo strettamente connesso con il sistema limbico e con l’ipotalamo, entrambi determinanti.

Gli oli essenziali sono composti estremamente volatili in grado quindi di evaporare e disperdersi nell’aria. Per questo motivo vengono facilmente assorbiti a livello delle vie aeree. Ma, una volta che lo stimolo olfattivo è recepito dai recettori olfattivi situati nelle cavità nasali, esso viene trasmesso come un impulso elettrico fino al bulbo olfattivo e da qui, appunto, al sistema limbico. Quest’area del nostro encefalo sfugge al controllo cosciente: le stimolazioni olfattive raggiungono direttamente la corteccia. Il sistema limbico è estremamente importante perché controlla numerose funzioni neurovegetative tra cui l’emotività, il comportamento, l’affettività, la memoria e l’apprendimento.

Ecco perché, essenzialmente, un olio essenziale potrà suscitare emozioni, sciogliendo le tensioni, le paure e infondendo coraggio per esempio. Gli antichi sacerdoti egiziani erano indubbiamente a conoscenza di tutto questo. La moderna farmacologia ha quindi determinato i principali effetti degli oli essenziali. Alcuni di essi, per esempio, hanno un effetto calmante come la lavanda e la menta piperita. Altri hanno un effetto energizzante come il rosmarino, l’eucalipto, l’arancio amaro e il mandarino. Altri sono noti per il loro effetto aumentante la concentrazione e la memoria come il basilico, il limone e la menta. Non mancano certo i testi da cui attingere ulteriori informazioni. Oggi come ai tempi dell’Antico Egitto, gli esperti ci mettono in guardia nei confronti di un uso non idoneo di queste sostanze odorose che hanno sempre e comunque un effetto sulla nostra psiche e sul nostro stato mentale. Anche gli alchimisti conoscevano questo effetto ed utilizzavano i profumi per agire sugli stati d’animo e su alcuni tratti caratteriali. Per esempio, il profumo del Giglio veniva utilizzato contro la depressione. Quello della Santoreggia invece per stimolare l’intelletto e le ghiandole cortico-surrenali. Anche l’incenso fa parte di questo gruppo di sostanze con una netta azione sulla psiche. Ma di questo parleremo nel prossimo articolo dedicato al tema “Profumi e psiche”! Ci diamo appuntamento al prossimo articolo dedicato ai profumi ed alla loro interazione con la psiche.

Ricordiamo che questo blog nasce con l’intento di affrontare argomenti che riguardano l’erboristeria, la respirazione, l’alimentazione e gli altri esposti nella presentazione. Sottolineiamo quindi che le informazioni ivi contenute sono presentate solo a scopo informativo, in nessun caso possono costituire la formulazione di una diagnosi o la auto-prescrizione di un trattamento, e non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto medico-paziente, la visita specialistica e la consulenza di un esperto, dalle quali non si può mai prescindere.

 

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