Nella Tradizione italiana del carnevale abbiamo un gran numero di personaggi e maschere che, in maniera allegorica, interpretano i vizi ed i costumi del loro luogo d’origine.

Chi si è recato a Venezia avrà di certo notato nei negozi di souvenir di carnevale una curiosa maschera bianca, a forma di becco di uccello ricurvo, ovvero quella del “Dottore della peste”.

Tale maschera, realmente utilizzata dai medici quale dispositivo di protezione contro le malattie epidemiche, era già in uso a partire dal XIV secolo a Roma e Venezia. A questa maschera si aggiunse, solo a partire dal 1619 (in tempo per l’arrivo della “peste manzoniana” del 1630), una veste di lino nera idrorepellente in tela cerata lunga fino ai piedi e comprensiva di guanti, scarpe e cappello a tesa larga, su iniziativa di Charles de Lorme, medico francese della reale casa Medici e di ben tre Re di Francia. Il famoso medico ideò questa veste dopo una visita a Venezia, proprio durante un’epidemia di peste.

Questa particolare maschera venne più tardi inserita nei riti del Carnevale come simbolo scaramantico per esorcizzare la terribile malattia, in quanto raffigura il medico che combatte la peste.

La maschera a forma di becco di uccello ricurvo, nella pratica medica, era una sorta di respiratore al cui interno veniva preparato uno speciale filtro per l’aria respirata dallo stesso medico durante le visite ai malati. Il filtro era composto essenzialmente da erbe ed essenze medicamentose ad azione antisettica e disinfettante che la moderna ricerca scientifica ha catalogato fra le più ricche di oli essenziali e, quindi, tra le più fortemente disinfettanti.

Questo filtro veniva abitualmente preparato dagli stessi medici che lo indossavano, anche se essi erano famosi come il dott. de Lorme. Questa ci potrebbe apparire come una strana consuetudine ma non è così. Leggiamo che  gli antichi medici ricordati dalla storia … raccoglievano loro stessi le erbe e piante medicinali [1] , proprio per avere la certezza della purezza della pianta o dell’essenza da essa estratta.  Le essenze più utilizzate erano la lavanda, il timo, la mirra, l’ambra, foglie di menta, canfora, chiodi di garofano ed aglio. Non poteva di certo mancare anche una spugna imbevuta di aceto, anch’essa ad azione antisettica e disinfettante. Come abbiamo già detto, la moderna ricerca scientifica ha stabilito il reale potere antisettico e disinfettante di queste sostanze che la medicina rinascimentale già conosceva. Il fatto non ci deve sorprendere: la medicina è al contempo un’arte e una scienza fortemente empirica.

Ci potremmo a questo punto chiedere come sia possibile che queste piante agiscano sul nostro organismo attraverso la semplice aspirazione dei loro profumi o meglio, delle loro essenze. Si potrebbe tentare pensando che nelle vie respiratorie ed in special modo nelle mucose nasali, vi sono delle zone comunicanti con svariate terminazioni nervose che si ricollegano al bulbo rachideo e da qui ai diversi visceri del nostro organismo[2]. Ma queste sostanze odorose non hanno soltanto il potere di influenzare l’umore e il carattere, ma anche il funzionamento di determinati organi.

Tuttavia, l’azione di questi prodotti odorosi, gli oli essenziali influenzano da una parte tutti i sistemi organici dell’uomo, con un’azione di potenziamento delle nostre funzioni vitali e dall’altra, a questa attività specifica di riequilibrio metabolico generale si associano anche altre direzionate verso un organo specifico, un sistema o un apparato.

Scopriamo così, assieme ad un noto medico francese del secolo scorso, il dott. Jean Valnet, che per esempio l’aglio contiene due potenti principi antibiotici contro lo stafilococco e che un solo chiodo di garofano ha proprietà antisettiche tali da permettere la conservazione del lesso di bue per 24 ore (fuori dal frigorifero!). Inoltre, l’impiego di piante aromatiche quali il timo, ma soprattutto la sua essenza in particolare, ha potere battericida superiore al fenolo, considerato  il capostipite e prototipo delle sostanze antisettiche[3].

Queste ultime considerazioni ci permettono di capire che la “Maschera del Medico” carnevalesca in realtà è una testimonianza, profonda e toccante di come i medici di quei tempi, rischiando la propria vita, cercassero in ogni modo di difendere la vita umana, utilizzando tutti i pochi mezzi di cui allora la medicina era in possesso. Sprezzanti del rischio, immersi nella fede, non si sono fermati di fronte al reale pericolo della vita. Oggi come allora.

Manuel

[1] Tommaso Palamidessi Guarire con le Piante Medicinali vol.I, Roma 1966.

[2] Tommaso Palamidessi Il corso degli astri e le malattie nell’uomo, Ed.Arkeios 5°Edizione 1990.

[3] Jean Valnet Aromaterapia Guarire con le essenze delle piante Ed.Giunti 6° ristampa 2011.

Leave a Reply